La psoriasi non aggredisce solo la pelle, corrode progressivamente la percezione dello schema corporeo, l’autostima, le capacità relazionali. Non è una malattia contagiosa, ma lo diventa nello sguardo impaurito e distanziante degli altri. Oltre alla sofferenza, provoca vergogna, perché il soggetto si colloca da solo nella categoria di chi produce disagio e rifiuto. La psoriasi diventa progressivamente una malattia dell’io. A differenza degli organi interni, la pelle trasforma il corpo nella fisionomia irripetibile di un individuo. Conferisce unità e integrità. La psoriasi colpisce la pelle e sgretola l’identità e la percezione di integrità del soggetto. Uno studio internazionale pubblicato sul British Journal of Dermatology nel 2011 mostra il rischio che le persone con la psoriasi accumulino progressivamente una serie di svantaggi fisici ed emotivi, che li rendono socialmente invalidi. In più, la diagnosi è spesso ritardata perché si aspetta un anno o due prima di andare dal dermatologo, si ricorre a rimedi naturali e quando si inizia un percorso di cura l’aderenza terapeutica è del 50%. In questo quadro è fondamentale favorire un’alleanza terapeutica che misuri l’impatto della patologia non solo sulla dimensione fisica, ma anche sull’identità e la qualità della vita del soggetto. L’obiettivo è la remissione della psoriasi, ma anche la reintegrazione identitaria [...]
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